Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

sabato 18 agosto 2012

Sui passi della Bregaglia. Il passo Cacciabella.



La parete dello Spazzacaldera con le tante vie di arrampicata
In genere chi va in montagna punta alle cime e non tiene in adeguato conto i passi.
Erano questi ad essere utilizzati quando la montagna era vissuta.

Da qui passavano cacciatori, contrabbandieri (e finanzieri), ribelli di varia origine e carabinieri.

Dai passi qualcuno a cominciato ad avviarsi per vedere cosa c'era sulla cime.
(nulla di utile, a parte il paesaggio, perciò può dirsi appropriato la definizione di "Conquistatori dell'inutile" per gli alpinisti).

Non arrivare nemmeno in cima è quindi generalmente percepito come doppiamente inutile,
sarà per questo che su certi percorsi non si incontra mai nessuno.



 
La forra poco prima della fine del bosco
I passi che collegano le valli laterali a nord della Bregaglia sono, a torto, poco frequentate dagli escursionisti.


Ci passa qualche raro sci alpinista a fine stagione (ci sono pendenze e dislivelli sostenuti e molti tratti a rischio slavine) e, nella stagione estiva, qualche alpinista che, al ritorno da qualche via, traversa su altri versanti.

Il passo Cacciabella consente di transitare tra Albigna e Sciora. Si parte dal parcheggio della funivia dell'Albigna,
a piedi o con la funivia.

Il percorso è molto panoramico, in un bel bosco con la vista che man mano si apre su tutta la Bregaglia.

Prima di uscire dal bosco transita nei pressi di un impressionante canalone che precipita nella valle dell'Albigna.




La Cima di Castello ed il lago dell'Albigna

Si esce poi all'aperto, si passa sotto le pareti dello Spazzacaldera e si raggiunge il muraglione della diga.

Da li, seguendo i bolli bianco-azzurri, traversa sui ripidi pendii fino ad un canalone attrezzato con catene.


Di fronte, dall'altro lato del lago, si vede il rifigio dell'Albigna e le belle (e facili) placche dove sono attrezzate delle vie per tutti.

(2 vie da 4 tiri, massimo 5b) altamente consigliate per la bellezza dell'ambiente e la comodità (se si usa la funivia).


Nei pressi del passo

Passato il canalone il sentiero comincia a salire decisamente, sempre ben segnalato, fino a raggiungere il passo con palina e libro di ...passo.

La vista sui ghiacciai della Cima di Castello è magnifica e lo scenario di alta montagna, senza opere umane visibili.

La discesa verso la Sciora è attrezzata senza risparmio, il canale centrale è pieno di sfasciumi (quando non di ghiaccio) e soggetto a qualche scarica di sassi.


Le catene sono sul lato destro e conducono, dopo qualche centinaio di metri percorribili sempre in sicurezza (se si dispone di imbrago e set da ferrata) fino all'uscita del canale.



Nel canale di Cacciabella


Ci sono delle lame di granito che incombono (e che certo prima o poi verranno giù).
Alla fine della lunga serie di catene si segue il sentiero, sempre segnalato in bianco ed azzurro, che porta al rifugio della Sciora.

Anche qui lo scenario è fantastico, col il ghiacciaio che risale 
fino al passo di Bondo e le pareti nord delle Sciore, del Cengalo e del Badile che svettano.

 

Consiglio un binocolo per esplorarle e toccare ... con occhio, i passaggi delle varie vie di salita alle vette.







Qui è stata scritta la storia dell'arrampicata e, con il passare del tempo, si è innalzato il livello di difficoltà andando a percorrere tratti sempre più difficili, sia tecnicamente che per pericoli oggettivi.

E, quasi a confermare queste impressioni, sentiamo il rumore di un crollo tra Cengalo e Badile e vediamo gli elicotteri della Rega andare e venire per verificare e
portare a valle gente.

Da rifugio si può continuare verso il viale (che è dichiarato chiuso a causa dei crolli) o si scende verso la Bondasca.




Il percorso è piuttosto lungo ma vale la pena. E' poi stato recentemente sistemato, per cui si percorre bene con colpi d'occhio sempre diversi su Cengalo e Badile.
L'elicottero in ricognizione sotto il Cengalo
Raggiungiamo prima del tramonto Bondo e poi Promontogno. Qui c'è la fermata del postale con cui si può ritornare all'Albigna e chiudere un anello di grande soddisfazione.

martedì 14 agosto 2012

Dalla Val Codera alla Val Masino per il passo Ligoncio.

Vista sul lago di Mezzola dalla mulattiera per Codera
Con la val Codera non si finisce mai di stupirsi.

Ognuna della valli laterali ha degli angoli nascosti (e faticosi da raggiungere) e, al di fuori dell'itinerario principale, si passano ore senza incontrare anima viva.

La prima parte della salita è molto bella ed apre a bei panorami.




La val Arnasca dai pressi del Brasca

Dopo aver raggiunto quasi tutti i passi della zona, Trubinasca, Teggiola, Barbacan, Spassato,
ed aver vagato da tutti i versanti attorno al vicino ma remoto Pizzo di Prata mi era rimasta la voglia di dare
un'occhiata alla valle Arnasca, di cui avevo più volte ammirato le cascate e l'incombente parete del Pizzo Ligoncio.

Ci si avvia quindi, ad orario comodo, con l'intento di pernottare al bivacco Valli.



Il bivacco Valli al riparo del monolite

Il paese di Codera è una bomboniera. Nel tratto successivo di strada, invece, si paga pegno.

Si mangia polvere e ci si cuoce al sole fino al Brasca.


L'attacco del canale prima del passo.
Da li il colpo d'occhio sulla valle è magnifico, zampilla cascate cascate di acqua mentre sullo sfondo si staglia il Ligoncio.





Per strada incontriamo quelli che saranno i coinquilini del bivacco.

Nel tratto di salita, che incrocia diverse cascatelle di acqua, c'è abbondanza di mirtilli e lamponi per cui ci fermiamo spesso e volentieri a fare scorta di vitamine ed anti ossidanti.

Tratto nel canale
Il sentiero sbuca infine nel pianoro superiore tra quello che resta dell'alpeggio che consiste in vari ricoveri,
più o meno riadattati, che sfruttano gli enormi massi presenti sul piano.

Il paesaggio ha un che di arcaico e misterioso, ma è più luminoso di quanto me l'aspettassi.
Il bivacco è strategicamente posto al riparo di un enorme masso, alto più di venti metri, che lo protegge dalle valanghe che certo passano in abbondanza da queste parti.
 
Le pareti della Sfinge e del Ligoncio dalla cengia

E' stato risistemato da poco e nelle vicinanze c'è abbondanza di acqua.

E' fornito di materassi e coperte, non di gas od altri accessori.

C'è anche chi si è divertito a mettere dei fix, come falesia è un pò scomoda da raggiungere!
La notte passa in allegria, i coinquilini sono matti il giusto.

Arrivano dal bivacco Pedroni, sotto il Porcellizzo.

Sono stati riforniti di una tanica di vino da geologi che andavano via ed hanno pensato bene di non abbandonarlo.

Tratto attrezzato sulla cengia
In questi posti anche il Tavernello assume un gusto speciale!!

Durante la notte passano vari temporali, meno male che siamo al riparo. A tratti i fulmini ci illuminano a giorno ed il tetto di lamiera risuona dei colpi della grandine, fortuna che non ci siamo fidati del meteo e non siamo andati in giro in tenda.

Al mattino il cielo è tutto coperto e l'esposizione nord ovest non aiuta a capire cose evolverà il tempo.

Decidiamo di avviarci comunque verso il passo Ligoncio. Abbiamo il GPS e, male che vada, anche nella nebbia contiamo di riuscire a ritornare giù al bivacco.


In prossimità del passo per fortuna le nuvole cominciano ad aprirsi e quindi proseguiamo a cuore più leggero.


L'attacco non è entusiasmante, la catena parte abbastanza in alto (o forse è la neve è che non mai stata così poca) ed i primi metri sono non banali, complice anche la roccia bagnata.

Prese le catene si prosegue più tranquilli, ma sempre su placche ripide, fino a raggiungere l'intaglio della cresta.

Da qui si traversa sll'altro versante e per una cengia esposta ma non non difficile (a meno non sia innevata) e comunque protetta con catene si raggiunge il passo.

La punta della Sfinge
La vista sulle pareti NE della Sfinge e del Ligoncio è assolutamente meravigliosa e ripaga della fatica per arrivare fin qui.

 
Dopo una sosta e qualche foto di rito, visto che dal versante della Val Masino le nuvole insistono, rinunciamo ai piani di ritornare in val Codera per il passo del Barbacan,
ed accettiamo di buon grado l'offerta del passaggio a Novate da parte dei nostri compagni di bivacco.

Devono infatti comunque ritornare la per recuperare un loro amico che, per problemi al ginocchio, ha rinunciato a salire al passo ed ha deciso di ridiscendere giù per il Brasca.

La discesa verso il rifugio Omio è molto più semplice e non presenta nessun problema.

Dopo una sosta ristoratrice, in cui prosciughiamo viveri e bevande residue, arriviamo con calma ai Bagni di Masino.