Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

lunedì 23 aprile 2012

Pasqua 2012, tra neve, roccia e scirocco.

Questo inverno eccezionalmente arido e caldo al Nord mi ha fatto temere di non riuscire a fare le usuali sciate sul Pollino.
Daltronde il panorama che dava di se l'alta Lombardia non era incoraggiante, sulle prealpi praticamente la neve era già sparita quasi ovunque sin da Marzo e gli scialpinisti e/o aspiranti tali si concentravano su pochi itinerari. All'ultima uscita fatta in marzo sono andato allo Julierpass. Alla partenza del Lagrev c'erano solo posti in piedi, mai viste tante macchine, oltre a riempire il parcheggio erano messe lungo la strada per un lungo tratto sia prima che dopo. Idem al valico, mentre alle 8.30 del mattino ho trovato l'unico posto libero per andare verso la forcella del piz Agnel.
Grazie alla webcam del Sirino mi rendo conto che nel sud della Basilicata la situazione è molto migliore e da quota 1400 c'è già un innevamento buono, per cui mi porto gli sci con buona fiducia (anche se giro per Milano in t-shirt e ci sono 25 gradi). Man mano che scendo per lo stivale cala anche la temperatura e trovo una situazione buona (anche se qualche grado in meno non avrebbe guastato). Come prima escursione facciamo Colle Impiso,Gaudolino,il canalone ovest del Pollino. Nel canalone la neve è ben compatta e senza rampanti non saremmo saliti. Ci teniamo a sx della valanga nella parte bassa, spostandoci poi al centro dove la vegetazione si dirada fino a scomparire e sbuchiamo quindi sulla spalla ovest sotto una bella corniciona. Da li in vetta e dalla vetta si scende per la parete nord che presenta una bellissima discesa iniziale ripida (45°) ma ampia. Un pezzetto di bosto, poi qualche altra curva su pendii dolci e si è al piano di toscano. Da li decidiamo di risalire verso la grande porta per far visita al totem del parco, che semisepolto dalla neve pare un polipo a riposo nella neve.
Dopo una sosta di riflessione ce ne scendiamo. Due giorni dopo tocca al Dolcedorme. Visto che nel frattempo ha preso ad alzarsi lo scirocco e le temperature stanno andando decisamente su ci avviamo di buon mattino ed alle 9 abbiamo già traversato i piani di Toscano. Nel bosco la neve ha già mollato, ma nei piani grazie al raffreddamento notturno, è bella dura e la traversata dei piani diventa una piacevolissima pattinata in un mondo assolutamente silenzioso e sospeso. Mettiamo le pelli solo per avviarci al passo delle Ciavole. Da li per cresta in bosco ben attraversabile usciamo in campo aperto ed attacchiamo l'ampio e molto ripido pendio nord-est del Dolcedorme. Qui di solito non si sale senza ramponi, ma in questa occasione con le temperature così alte la neve ha già mollato in superficie e si sale con gli sci. Dopo un bel pò di zig-zag ed in ambiente assolutamente favoloso (ci si sente assolutamente fuori dal mondo) arriviamo in cresta e quindi in vetta dove aggiungiamo le nostre firme sul libro di vetta. Nonostante il caldo la discesa è molto bella. Probabilmente si arriva ai 50°, il fondo ancora tiene anche se lo strato superficiale tende a slittare via. Nell'imbuto finale ci teniamo distanti visto che bisogna fare una diagonale a tagliare il pendio per riprendere la spalla. Qui parte una slavina di superficie per una larghezza di un centinaio di metri che pigramente scende giù come un fiume, lento ma inarrestabile, fino a scaricarsi sul bosco. Tanto per ricordarci che in montagna non bisogna mai abbassare la guardia.
Dalla spalla ridiscendiamo ai piani e risaliamo lungo il pendio sud-ovest di Serra della Ciavole nella speranza di trovare la sorgente attiva, ma al posto della sorgente non c'è ancora traccia di acqua, provo a scavare ma dono un metro mi arrendo e mi accontenterò dell'acuqa di fusione che sbuca nella discesa successiva verso i piani ed il sentiero nel bosco. Che dire? La soddisfazione è piena, nonostante il caldo sono saltate fuori due bellissime escursioni di tutto rispetto.
Due giornata piene in cui non abbiamo incontrato nessuno. Completiamo la settimana pasquale con il lato B del Pollino, dopo la neve la roccia nello scenario di Frascineto-Ejanina. Sono stato a Kalimnos e posso asserire che come possibilità siamo allo stesso livello (non come numero di vie, ma comunque sono stati attrezzati 6 diversi settori a non più di 15 minuti l'uno dall'altro).
Ce n'è per tutti i gusti e su un calcare rosso assolutamente fantastico. Non c'è certo il problema di annoiarsi ne quello dei passi unti, la roccia è ruvidissima con delle concrezioni e delle lamette da prendere e stringere con cautela per non affettarsi le dita. Anche qui il posto è tutto a nostra disposizione, arrampichiamo, mangiamo e raccogliamo qualche asparago selvatico per la tradizionale frittata pasquale. Ritorniamo alla macchina accompagnati dal sole che tramonta e dalla nostalgia per dover ripartire da questi posti così belli e così poco conosciuti.

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