Loricati in abito bianco

Loricati in abito bianco
Loricati su Serra Crispo

giovedì 9 ottobre 2014

A Montserrat. Alla scoperta del conglomerato catalano

Alcune torri sul lato Nord. A due passi dal monastero.

Dopo aver girato in lungo ed in largo i Pirenei catalani non si poteva non fare una visita nella celebre Montserrat.
E' un pò, mi si consenta il paragone ardito, il Resegone di Barcellona.
Entrambi  si rifanno alla forma a dente di sega dei profili montuosi.
Qua finiscono i paragoni, infatti la roccia catalana è costituita esclusivamente da conglomerato e raramente ci si appoggia la neve.
Questo è un agglomerato di sassi di svariatissime forme e colori letteralmente cementati assieme da madre natura.
Montagne sbriciolate dal tempo e che poi il tempo ha riunito e rialzato dai loro sepolcri.
L'acqua ha poi completato il lavoro scolpendo e rilavorando l'impasto.

Il primo tiro della prima via fatta.

Quando ci si avvicina il prima istinto è di mettere mano al casco; sembra che ci siano un sacco di proiettili pronti a staccarsi e piombarti
addosso, ci si aspetterebbe di trovare materiale mobile ovunque.
Invece non è così.
L'insieme è generalmente molto compatto e si tiene in modo sorprendente.
Probabilmente anche grazie al clima nettamente mediterraneo che impedisce al ghiaccio di fare il suo lavoro demolitorio.

Le strutture sono generalmente verticali e si trovano forme pittoresche (ma tutte tondeggianti), paiono disegnate da uno degli artisti che
proliferano da queste parti: Dalì, Gaudì e soci.



Un insieme di torri, candele, mammelloni ed altro dove si va anche oltre il verticale ed in cui si arrampica quasi sempre in esposizione.
La chiodatura è abbastanza buona ma diversa dai nostri standard.
Generalmente in Italia in falesia si oscillta da una chiodatura ascellare, con cui si può quasi progredire tirando i rivii da uno spit all'altro, ad una in cui dove di solito tra uno spit e l'altro non passano più di tre/quattro metri.
Questo indipendentemente dal grado.
In recupero da un comodo terrazzino.


A Montserrat invece, forse per rispettare la chiodatura tradizionale dei primi apritori, non ci si è attenuti ai moderni standard di sicurezza. Quindi dove il grado si mantiene basso (IV e V) tra uno spit e l'altro possono passare anche 5 o 6 metri.
Pur essendoci abbondanza di appoggi, occorre avere un certo self control.
Sulla "Aresta Ribas" (315mt 6a)

Quando poi si arriva sul VI/VI+ fortunatamente gli spit ritornano ad abbondare, anche in modo disordinato.
L'esperienza quindi è molto interessante. Anche perchè le difficoltà, pure se limitate (per gli standard moderni) sono molto continue.

Il primo giorno sul versante nord abbiamo fatto una classicissima, di 8 tiri, con un tiro centrale di 6a bello fisico, ed una seconda via da 6, dove, escluso il primo, si stava su un bel V pieno e continuo dall'inizio alla fine.
Calandoci abbiamo poturo osservare delle capre iberiche che saltellavano allegramente sullo sfondo di un bel tramonto.
Ce n'è per tutti i gusti

Il secondo giorno abbiamo fatto una via (Aresta Ribas) sul versante sud. Per loro è "equipada" (con il che intendono che si sono le soste e qualche chiodo sui passi chiave di 5c/6a), c'è quindi da attrezzare ed integrare.

Ambiente grandioso, dopo mezz'ora di cammino sembrava di essere fuori dal mondo civilizzato, nessuno intorno, natura rigogliosa ed unici rumori quelli dei rapaci.
In cima all'Aresta Ribas

In qualche modo ne siamo venuti fuori, e, soprattutto, la discesa è stato un inatteso fuori programma. Canyoning in un canale secco e ripidissimo
a scavalcare tronchi e massi per un'oretta prima di riprendere un sentiero tranquillo.

Insomma, è un paradiso per alpinisti o climber che non amano il freddo e la neve, ci sono vie di ogni difficoltà e gusto dal IV all'8b e con avvicinamenti brevi
per i settori principali (sfruttando la funicolare o la strada che contorna le falesie).

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