Loricati in abito bianco

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Loricati su Serra Crispo

lunedì 16 luglio 2012

Al Ferrè per la val Schisarolo

Guardando verso la val Curciusa

Diverse volte siamo saliti al bivacco Cecchini con gli sci. L'escursione si completava regolarmente al bivacco. Si finiva infatti sempre per fare questo percorso quando le condizioni non erano ottimali per andare più in alto per la meteo o per lo stato della neve.  Ci si fermava quindi al bivacco a rimirare il Ferrè che ci mostrava il suo ghiacciaio nel pieno del suo splendore, vicino ma irraggiungibile per le nostre forze (Si dovrebbe salire una cinquantina di metri poi traversare e scendere per 200, infine risalire tutta la vedretta). Il ritorno a valle si può fare anche per la val Schisarolo e la val d'Oo arrivando a Rasdeglia ma solo in condizioni particolari (e poi bisogna risalire a Montespluga).

A circa metà del ghiacciaio

Visto che siamo stati al Ferrè solo una volta e per giunta 10 anni fa abbiamo deciso di ritornarci.
La traversata iniziale è lunga ma tra capre e marmotte non ci si annoia. Arrivati alla neve decidiamo di salire diretti per il fronte del ghiacciaio (stando un pò più sulla destra) e confidando nel fatto che l'innevamento è abbondante ed i crepacci sono ben pieni. Comunque ci leghiamo in cordata e procediamo con circospezione.

Sfruttando la traccia di una slavina
Il fondo è discreto, ma man mano che si sale la progressione è sempre più faticosa.
In settimana è passata una perturbazione che ha scaricato un bel pò di neve fresca.
Giunti sulla parte alta c'è una delusione  :-) . Non c'è la minima traccia di passaggi, quindi mi tocca continuare a battere la traccia.

La neve si fa sempre più alta, si affonda fino a metà coscia, ma come diavolo fanno in himalaya? Comincio a fermarmi ogni 100 passi. Poi ogni 50, sotto la sella del Ferrè devo fermarmi ogni 10 passi.
Alla sella togliamo i ramponi perchè tanto non servono con questa neve e la cresta è quasi del tutto sgombra di neve. Ci rifocilliamo e ci avviamo verso la cima.

Sulla cresta finale
Dopo i primi torrioni vediamo che la situazione è delicata.
Ci sono dei tratti con neve non assestata sotto la quale non si sa se c'è solo roccia o ghiaccio vecchio.
Cerchiamo di evitarli stando, per quanto possibile, sempre sulla roccia.
Facciamo sicura con corda e cordini sui tanti spuntoni presenti in cresta e procediamo con la massima cautela. Tra l'altro sembra che le uniche nuvole del circordario si siano date appuntamento tutte qui e la visibilità va e viene.



L'ultimo salto prima della vetta
Mi torna in mente Adalberto, con cui sono stato qui l'altra volta, e le sue parole "Guarda che non è necessario arrivare in cima, ho una famiglia che mi aspetta". Arrivammo in cima ed era molto contento.
Se ne andò un anno dopo in un incidente stradale, vai a sapere cosa ti riserva il destino!
Dopo l'ultimo spuntone che salgo arrampicando per evitare il poco invitante scivolo di neve a sinistra (e dopo aver detto per l'ennesima volta  a Caterina :"Dai, giriamo quest'ultimo angolo e vediamo come è, magari è finita" vedo finalmente la croce di vetta risplendere al sole.
E' fatta, l'ultima crestina e siamo in cima. Facciamo la discesa con particolare cautela, ci rifocilliamo alla sella ed affrontiamo la discesa di ritrno rinunciando all'idea di passare per il Cecchini. (non se ne parla di risalire).




L'ultima parte del percorso pare non finire più, arriviamo alla diga alle 8 di sera, dopo oltre 12 ore che siamo in giro, è stata una gran fatica ma ne è valsa la pena.
In vetta

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