Panorama dalla cima del Gra de Fajol (2700 mt) |
Si parte per Nuria. I pigri prendono il treno a cremagliera.
Alcuni dei locals ci tengono a farci vedere la valle e quindi ... ci tocca! Il
paesaggio qui è diverso dall'alta Garrotxa. Siamo più in alto, e la roccia predominante
è il granito (anche se ci sono varie intrusioni di altri materiali, tra cui
serpentino ed una sorta di marmo).
Nuria, il lago ed il monastero |
Giunti a Nuria sosta ristoratrice, veloce visita al santuario e riunione del gruppo.
Nel frattempo nubi veloci cominciano ad apparire nel cielo che prima era assolutamente terso.
Un consulto e si decide di evitare il percorso di cresta (che ci avrebbe fatto passare per due vette).
Faremo il percorso detto 'degli ingegneri' che per raggiungere il rifugio aggira tutto il massiccio montuoso.
Vediamo degli avvoltoi sul percorso, all’improvviso poi si scatena, nel giro di pochi minuti, un violento acquazzone con grandine; non facciamo quasi in tempo a coprirci che siamo completamente lavati.
Sul sentiero per Coma de Vaca |
Il temporale dei record (per fortuna). Il percorso, infatti, è piuttosto impervio, ricorda il sentiero Roma. Anche il paesaggio è molto simile.
Il sentiero con i continui sali e scendi per valli scoscese che ci conduce al rifugio Coma de Vaca, sotto la pioggia sarebbe stato piuttosto pericoloso.
Dei camosci ci controllano a debita distanza, più incuriositi che impauriti.
Camoscio |
A sera siamo al rifugio, la zona deve essere un vero paradiso per lo scialpinismo, anche se molto pericoloso per le bizzarrie del tempo.
Raccontano di quattro sci-alpinisti che, lo scorso inverno, erano saliti leggeri e, colti dalla tormenta, sono stati trovati congelati e ancora in piedi.
Il giorno dopo si sale ad un passo e si fa una lunga camminata in cresta con saliscendi e paesaggi che cambiano in continuazione.
Lungo il sentiero degli ingegneri |
Durante una sosta osserviamo diversi branchi di camosci che traversano da un pendio all'altro passando di corsa sotto di noi.
Completiamo con la salita del Gra de Fajol, una cima di 2700 con in vetta una roccia bianchissima, sembra marmo.
Segue una lunga e frettolosa discesa (temevano un altro temporale che poi non è giunto) in una valle assolutamente bucolica, tra cavalli al pascolo, camosci, marmotte e rapaci.
Targa sulla cima del gra de Fajol, Il testo di una poesia di Kavafis trascritto (e cantata) in catalano. Lluis lach verges, Viatge a Itaca |
I nostri organizzatissimi e simpaticissimi ospiti ci hanno preparato piatti tipici a prova del miglior chef, innaffiati con ottimo vino e, a concludere, con il tipito amaro locale, la ratafia.
Ci salutiamo come se
fossimo amici di vecchissima data, la montagna ha fatto il solito miracolo di
fare conoscere a fondo le persone in pochi giorni.
Quando si suda e si cammina assieme i caratteri escono necessariamente allo scoperto, non si può fingere a lungo.
Senz’altro ci rivedremo presto “fins aviat amics Catalani”.
Quando si suda e si cammina assieme i caratteri escono necessariamente allo scoperto, non si può fingere a lungo.
Senz’altro ci rivedremo presto “fins aviat amics Catalani”.
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